Casa e Chiesa

Entrare il libreria, per me, è un po’ come entrare a casa e un po’ come entrare in chiesa. C’è sempre un ordine, per quanto disordinate possano essere le pile di libri ammassate sugli scaffali, c’è sempre un senso. La divisione per generi e poi quella per nomi. Guardi gli scaffali ed e è come essere a una festa, vedi facce nuove, persone che non avevi mai incrociato e poi all’improvviso un volto noto, un titolo familiare. Il ricordo di un’emozione.

Oggi vagavo fra gli scaffali e pensavo a quante storie siano state scritte, al bisogno che abbiamo di scrivere, di raccontare. Per lasciare un segno, per essere ascoltati, per essere meno soli.  È una cosa grandiosa, se ci si pensa. Il potere della narrazione. Il bisogno atavico di sapere di quello che non siamo noi. Il bisogno atavico di sapere che quello che siamo noi sono anche altri.
C’è un sacco di vita in una libreria. Sì, è vero, non tutti i personaggi sono realmente esistiti, molti non sono nemmeno ispirati alla realtà, ci sono realtà nei libri che non sono nemmeno reali. Eppure sono state concepite da uomini e questo le rende umane e perciò reali. E io questo lo trovo assolutamente affascinante. C’è una tale grandezza nel concepire!
E quello che viene concepito da uno, è capito da altri. Ci sono persone che hanno una tale voglia di capire, che leggono i libri. E tutti i libri scritti, almeno una volta, sono stati letti da qualcuno. Perché c’è bisogno di storie, la narrazione ci rende sicuri, estende l’esperienza a campi della vita in cui non abbiamo esperienza alcuna.
E quindi entri in una libreria e sei circondato da storie, da persone e cose che si raccontano, anche se non esistono, perché qualcuno possa leggere.
Io la trovo una cosa straordinaria.

Insomma oggi ero in libreria e, quando entro in libreria, io tolgo la suoneria al telefono e non parlo mai a voce alta. I libri meritano rispetto, non si può essere sguaiati o rumorosi davanti ai libri, secondo me. Fa parte del codice tra gli avventori delle librerie l’essere silenziosi. Scegliere un libro è un po’ come andare ad un appuntamento, c’è bisogno di intimità per capire se ci si può piacere, non è educato che chi è intorno si metta a far cagnara.
Solo che adesso le librerie sono diventate un po’ anche negozi di giocattoli, per motivi che francamente mi sono oscuri, e quindi c’era questa bambina che correva urlando dappertutto. E i genitori fermi, senza dirle nulla, mentre lei prendeva, toccava, apriva.
Poi ha scelto un libro, lo ha fatto vedere al padre e lui le ha detto: “No, ti avevo detto che non potevi prenderne nessuno.”
L’ho trovato molto triste. Non penso che debba mai essere negato a un bambino di avere un libro. Sì, ok, siamo sotto Natale e probabilmente per la bambina saranno già stati preparati molti doni sotto l’albero, magari le regaleranno proprio dei libri. Sì, va bene, non è che i bambini debbano essere accontentati in ogni loro capriccio, non possono avere sempre tutto, dire no è importante.
Ma io lo trovo molto triste lo stesso, il fatto di negare una storia ad un bambino che te la chiede.

Quando c’era Madre, andavamo spesso in libreria insieme. Madre era stata una lettrice accanita in gioventù, con una speciale passione per i gialli. Io ho ereditato molti dei grandi classici che aveva conservato dalla sua infanzia. “Cuore”, “Incompreso”, “Marilù”, “I ragazzi della Via Paal” (perché nessuno legge più “I ragazzi della Via Paal”?  È un libro bellissimo).
Da quando la vita ha cominciato a non andarle troppo bene, aveva smesso di leggere. Diceva che non riusciva più a concentrarsi.
Però in libreria ci andavamo spessissimo, ci passavamo ore intere. Lei qualche volta cercava qualcosa per sé. ma più spesso cercava libri che sarebbero potuti piacere a me. Ci dividevamo e ognuna faceva silenziosamente le proprie ricerche. Poi ci confrontavamo e sceglievamo insieme.
Io di solito arrivavo da lei con una pila gigante di libri in mano, spiegandole perché avrei voluto leggere questo o quest’altro. Faceva fatica a dirmi di no, anche se “no” significava prendere cinque libri invece di sei. Facevamo i conti, questi te li regalo, però quelli li prendi con i tuoi risparmi, questo magari adesso no, dai. Però torniamo quando li hai finiti tutti, così se vuoi lo puoi prendere.
Quasi le dispiaceva che non potessi averle tutte e subito, quelle storie. E alla fine in libreria mi ci riportava sempre.

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