Un altro anno

È passato un altro anno.
Mi troveresti sempre allo stesso posto.
O forse no.
Mi sono laureata, alla fine. L’ho scritto nell’ultima pagina della tesi quanto fosse strano che tu non ci fossi.
C’erano tutte le persone che contano nella mia vita, in quell’ultima  pagina.

È passato un altro anno.
Mi trovi ancora dietro a una brutta scrivania in ciliegio. Ci sono io che faccio la guerra per imparare a fare il mestiere che voglio fare. E che i libri di filosofia non servono a un cazzo è una bugia. Sorrido molto, mi impegno più che posso. Cerco di imparare tutto da tutti. Domani ho la prima scadenza importante e me la faccio sotto.

È passato un altro anno.
A casa le cose vanno sempre male. Forse peggio. Stanno diventando tutti vecchi, ogni tanto Nonna viene a sapere che questo o quel parente non c’è più e muore un po’ anche lei.
Papà fa il possibile, come al solito. Non sempre ci riesce, come al solito.
È contento di me. Forse pensa che sia contenta anche io, forse facciamo finta tutti e due.

È passato un altro anno.
Ho riletto il post che ho scritto un anno fa e siamo sempre lì. A combattere col rifiuto, il vuoto, la solitudine.
Non riesco a parlarne con nessuno. Nemmeno con V. o con Cugina.
Mi sento patetica. Sono diventata tutto quello che avevo giurato non sarei mai diventata. Ma avevi ragione tu, l’amore mi ha fatto cambiare.
Mi ritrovo dolorosamente simile a te. Incapace di andare avanti. Penso spesso al tuo quaderno a fiorellini, non ho il coraggio di aprirlo.
Mi arrabbio e poi mi sale lo schifo e poi vorrei solo tornare indietro. Non riesco a piangere per bene, ma mi viene sempre da vomitare. Ogni tanto gira la testa e mi fa male tra il cuore e la bocca dello stomaco. Faccio un sacco di pensieri orribili, dormo poco e male.

È passato un anno.
Ho fatto delle cose buone, ma non sono felice perché non ho nessuno con cui condividerle. Il senso di fallimento è sempre lì, dietro l’angolo.
A volte penso che il problema sia che tu non ci sei. Magari avresti detto qualcosa che mi avrebbe fatto incazzare a morte, per scoprire poi che avevi ragione tu.
Ho fatto la lista più dolorosa del mondo.
Me la ripeto, come fa Aria di Game of Thrones con i nomi dell’odio.
Però alla fine ho scritto una cosa che contraddice tutto il resto. Non c’entra niente lì sotto, ma è altrettanto terribile.
Ho bisogno di aiuto. Non so a chi rivolgermi.
Mi vergogno. Mi odio. Mi faccio pena.
E intanto è passato un altro anno.
Auguri, Mamma.

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