Di Coso mi mancano le orecchie. Tonde e lisce. Destinate a diventare rosse rosse al primo imbarazzo.
Di Coso mi mancano le rughe sulla fronte e intorno agli occhi, che diventavano più profonde quando era stanco o appena sveglio.
Di Coso mi manca l’attenzione nel prepararmi la tavola, col tovagliolo piegato e le posate allineate, salvo poi mangiare dalla padella la pasta gocciolante di formaggio fuso.
Di Coso mi mancano i piedi. Magri e sottili, col tallone indurito dalle scarpe scomode.
Di Coso mi manca sentire il braccio che mi ferma per proteggermi da un semaforo rosso che non ho visto, perché sono sempre troppo distratta.
Di Coso mi mancano le mani bellissime, le unghie un po’ mangiate perché tagliarle è troppa fatica; la pelle un po’ inspessita alla giuntura; il modo di muoversi mentre sistemano il tabacco nella cartina.
Di Coso mi manca la voce sottile a prima mattina, quando le corde vocali dormono ancora ed il piumone è caldo e la sveglia viene spenta e ancora cinque minuti.
Di Coso mi mancano i nei sporgenti e la pelle liscia dei fianchi.
Di Coso mi manca lo sguardo da spaccone quando si sente insicuro o teme di avere torto.
Di Coso mi mancano certe parole che non riesco più ad usare.
Di Coso mi mancano le cicatrici sul collo, dove si erano infilati i pezzetti di vetro e ora si incastrano i peli della barba.
Di Coso mi manca il fatto che si appoggiasse sempre completamente su di me, senza aver paura che potesse essere un peso.